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Visualizzazione dei post da 2010

alla radio

L'Italia spera non dover dare fra qualche giorno la sfiducia al Parlamento nel frattempo si chiudono i cantieri e i giovani se ne vanno via dai tetti orfani. dietro suona la musica di Einaudi nel breve tratto tra due programmi suona la voce acuta nella prima di la Scala e il Vaticano si fa eco di Eco avverte, bisogna saper leggere le notizie. dopo ancora il fascismo e prima Varsavia, il gatto di sette vite che ancora si lecca le ferite. ecco la nostra storia fino alle undici del mattino.

Ma cosa è la cultura? (smettetela col Cult della Cultura)

Da qualche settimana pare che gli italiani si siano destati dopo un colpo in testa, tutto ad un tratto ricordandosi di avere pur loro una costituzione nazionale da far valere e tirar fuori per rivendicare l'importanza della cultura nella graduatoria degli interessi politici, il cui unico interesse sembra essere la potatura, tagliare, ovunque tagliare. Anche il "maestro Scaligero", Daniel Barenboim nella prima alla Scala de Milano, ha dato voce a tutti i teatri malmessi e ha recitato l'art. 9 secondo il quale "La  Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. // Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione." Anche Andrea Camileri in un testo per la trasmissione Vieni via con me ha elencato quello che potrebbe essere inteso come cultura e includeva dall'aratro alla forchetta (come dice il tango, dalla Bibbia al termosifone), ed era un bel elenco della cultura natta dall'agricoltura, da quei

Mario Monicelli sulle orme di Maurice Blanchot

Il 29 novembre è morto Mario Monicelli (regista di  Amici miei , che ogni anno o quasi, per non perdere il senso della zingarata, senz'altro rivedo). Monicelli si è buttato dalla finestra dell'ospedale dove era ricoverato all'età di 95 anni. Si è suicidato. Ho pensato allora a Maurice Blanchot, lo scrittore e critico francese che scrisse Lo Spazio Letterario , che non volle venire fotografato né essere conosciuto, lo scrittore che inseguì l'anonimato.  In quel suo libro ricordo un capitolo sulla morte, in particolare sul suicidio, il suicidio come atto di vita e non come atto di morte. Il suicida sarebbe la rappresentazione letteraria del nuovo eroe e non il codardo con cui a volte veniva paragonato. Io non so se Monicelli aveva letto Blanchot, ma dopo la sua morte sento il bisogno di rileggerlo, di rileggere Blachot e leggere i Demoni di Dostoevskij.

Serse al Salone degli Incanti [prima vedere poi leggere]

Ingresso: Gratuito Salone degli Incanti (Trieste) Non leggete i depliant o i cartelloni che vogliono spiegarvi come guardare ed interpretare l'opera dell'artista. Bisogna lasciarsi portare da essa e dal sentimento che sveglia in noi, perciò e contro la mia scrittura, vi consiglio prima di andare a vedere i quadri e poi caso mai di leggere quanto segue. [...] La mostra (tranne due opere) si concentra nello studio del interno, dell'esterno e dei particolari di un palazzo fatto tutto in cemento, che fino alla fine non si capisce dove sia, ma che sembra di galleggiare in una città che potrebbe essere Venezia, o forse dopo lo scioglimento dei ghiacciai, il mondo intero. Come con tutte o quasi tutte le mostre che sono state finora fatte nella ex pescheria, ho avuto un senso di vuoto, come se non ci fosse verso di riempire quello spazio se non con la quotidianità dei pesci e del mercato coperto, ma poi, sopraffatta si quella sensazione, ho avuto l'impressione di guardare un 

Antigone

Ai miei occhi nulla ti ha fatto più viva, Antigone, nella superbia dei tuoi gesti che altri chiamano grinta, ne la rivolta contro lo scettro la cui morale di foglietto ancor'oggi si predica; nemmeno la tua travolgente giovinezza, una miscela di furore coraggio noia che subisce il suo ruolo in famiglia una tragedia senza troppa angoscia; niente ti ha fatto più mia come scavare la terra colle mani, prenderne una manciata e che una prodezza sia coprirti il corpo di fango.

Dafne

Fuggo se tu vuoi legarmi un grembiule alla vita. Mamma, per invidia, oppure il padre che niente trattiene, mi hanno salvato dall’assedio e in alloro mi hanno converso. Ora, abbraccio la terra.

autocertificazione (V.O.)

Autocertificazione  Arrivai in paese con il vento un figlio in grembo e accanto mio marito agonizzante. Mancanza d’aria fame disperazione, dissero, benché io rammentassi le lacrime di sale e l’imprecazione nei miei occhi naufraghi: Porco mare, così calmo che vorrei sprofondare. Non guardare indietro, disse lui, e poi: poi morì. Chiusi gli occhi per non vedere. Non te ne andare adesso, ti prego, non te ne andare. Scesi sul molo e mi addentrai nella notte. Era la primavera dell’anno duemilauno. Vidi il fuoco della lanterna soffocarsi e certi uomini che aspettavano in processione che la porta d’oriente si spalancasse. Però la città era stata chiusa per gli stranieri, Onorevole, una volta per tutte, chiusa. Sono riuscita ad avvicinarmi tre volte ai battenti, tre volte, con la mia valigia colma d’attesa. Il bimbo è nato morto, dissero loro, torni al suo paese. Mi morsi le labbra: anch’io sono morta, ahimè, anche io. Ora, in cambio delle mie impronte mi concedono la permanenza,

Strada dei Pescatori, ovvero Sissi e i pescatori

Il sentiero si può fare in su o in giù, e qualunque sia la scelta, c'è da dire che non è faticoso. Nel secondo caso si arriva colla 42 a Contovello, oppure (se si ha a disposizione 5 ore), si va in tram fino all'obelisco di Opicina, si fa la strada Napoleonica, e poi si arriva a Prosecco e da lì al laghetto di Contovello, dove inizia il percorso in giù.    La strada dei pescatori (CAi n. 9) collega Contovello col porticello di Grignano. La leggenda vuole che questa strada fosse la preferita dell'imperatrrice Sissi, che per percorrerla la faceva prima in su, dal castello di Miramare, passando per il Parco e l'omonima Stazione, tutto in su, fin dove ce la facesse. Per fare come Sissi, bisognarebbe prendere la 36, scendere dopo la seconda galleria, soprastante il castello, e salire per la scalinata in pietra accanto alla fermata fino ad arrivare al portone del Castello su Via Beirut. Ma ancora meglio se si entra in castello, si fa un bel giro nel Parco, è si esce dalla por

Strada Napoleonica o Vicentina (lo sport a Trieste)

I nomi non descrivono la realtà, ecco una prova: questa strada si chiama, da una parte Napoleonica, poiché la leggenda vuole che fossero le truppe di Napoleone le prime ad aprirla attorno al 1797, e poi si chiama anche Vicentina, non per essere la strada verso Vicenza, ma poiché l'ingegnere Vicentini ideò il progetto.   A volte i nomi non dicono molto di quello che nominano. Ecco un caso. La strada Napoleonica è una pista pedonale e ciclabile, dove i triestini fanno jogging, camminano, corrono, ciacolano , oppure si mettono borotalco sulle mani e si arrampicano sulla roccia accanto al mare. La strada Napoleonica è un punto di ritrovo, è la strada pedonale della Trieste sportiva, in mezzo al verde, tra la montagna e il mare. Per arrivarci, bisogna prendere l'unico tram rimasto a Trieste, che si arrampica sul Carso e arriva fino ad Opicina, il piccolo comune vicino al confine colla Slovenia. Si scende nell'Obelisco, da dove parte la strada in ghiaia di 3,2 km. che collega Opi

Sauna e bagni pubblici di Via Veronese

Ingresso: - sauna: 15 euro                - docce: 1 euro (più 1 euro per il telo grande,                    0,25 per il piccolo, e 0,25 per il fohn)                - massaggi: 25 euro (40 minuti) Periodo dell'anno raccomandato: inverno (oppure, una giornata fredda) Pensa d'entrare in un'altra epoca, di farti un viaggio nel tempo e entrare a vedere come era il bagno turco e la sauna di Trieste del 1912. Ecco, ci sei. Via Veronese, di fronte al Liceo Leonardo Da Vinci, quasi al numero civico 4. Fuori del palazzo c'è un bassorilievo sulla facciata colla scritta "Bagni Comunali", e niente altro; non c'è bisogno di chiamarlo in un altro modo, visto che è l'ultimo superstite nel suo genere. In questi bagni non troverai palme in plastica o piscine di cemento, d'altronde così rare a Trieste. Qui ci sono saune (turca col vapore, un vapore dieci volte più intenso di quello delle solite saune; oppure le secche, una di 50 e l'altra di 80 gradi, al

Biblioteca Statale- Mostra di Trieste Sottoterra

La Biblioteca Statale di Trieste  ospita la mostra degli scavi realizzati fino al giorno d'oggi in città. È piuttosto una mostra da seguire sui pannelli scritti, i quali vogliono coprire un arco temporale di 2000 anni di storia, che sconsiglierei di visitare se non fosse per un reperto che da solo merita di fare un salto e leggersi tutti i pannelli e accentuare la miopia. Nella mostra viene esposta la tomba di una bambina di 2-4 anni d'età, trovata negli ultimi scavi di Crosada, sulla Via dei Capitelli, sotto piazza Barbacan e l'Arco di Riccardo. La bambina fu trovata circondata da conchiglie madre perla con tutto il corredo per l'ultimo viaggio: un ago per i capelli, diversi tipi di cibo, un uovo sopra una conchiglia, un lumino, un piccolo dado, e tante ostriche e tante conchiglie. Ho potuto immaginare la scena del funerale e mi è venuto il brivido di fronte alla tenerezza del genere umano che veste la morte o a chi l'ha trovata di conchiglie.

I sotterranei dei gesuiti / Santa Maria Maggiore

Per visitare i principali sotterranei di Trieste non basta con recarsi nel posto e pagare il biglietto di ingresso. Forse per mancanza di personale, di visitatori o di soldi, oppure per rendere il tutto più misterioso, ci vuole qualcosa in più: una telefonata alla persona giusta chi vi chiederà il vostro nome come se fosse la parola d'ordine che fa spalancare le porte non del Paradiso ma sì di quel mondo sottoterra. Così succede in parte con la Klein Berlin , così anche per i sotterranei sotto Santa Maria Maggiore, la chiesa barocca di Trieste che si trova vicino al Teatro Romano, sopra la Scalinata delle Medaglie d'Oro aperta nel XX secolo. Per visitare i sotterranei di questa chiesa prima bisogna telefonare, parlare col parrocco o con qualche suo accolito, i quali a sua volta vi passeranno il cellulare di uno degli speleologi che hanno reso possibile tutto questo. Nel mio caso, ho parlato con l'appassionato speleologo ultra ottantenne Armando Halupca, autore di diversi

la mia casa

la mia casa piena di pappagalli e mansueti tori ritagliati nella lontananza grigia di una parabola di radura. con crepe la mia casa strapazzata un cartellone di vendesi e un corteo di garofani rossi in processione per accompagnare con la basca in testa al passo la marcia radicale di questo nuovo feretro Padre della patria che non è mai stata. la mia cara casa con dengue buttata giù la mia casa colle tegole volate via fatta un giorno qualsiasi degli ultimi cinquecento anni col fango e la calce bianca orfana d'indi-fferenza la mia casa con una lacrima per l'asciutta pioggia che non arriva. agitata da un morto altrui con la siccità in millimetri di fame cogli spiccioli contati e i voti che costano ciò che costa un paio di scarpe di miseria in miseria la mia casa sfrattata. un animale ha tarlato l'oggi fin dall'inizio. è una giungla selvaggia la casa come l'edera che screpola in Venus il suo verde ricordo. puzza di rinchiuso e umidità la pelle fasciata

cambio di regina

cambio dI regina -versione originale in spagnolo- “ Sentire, che è un soffio la vita” (Tango Volver) indice (i) nozze di cotone [8] (ii) luna di miele [21] (iii) nozze d’oro [27] A mio padre, che mi regalò il primo quaderno di scrittura e che da lontano continua ad incoraggiarmi. A mia madre, per esorcizzare il suo timore delle lettere. A Filo, che ogni giorno mi accompagna nella ricerca d’una parola dimenticata. Al mio angelo custode che si fa chiamare Nora. Ai miei amici. Ai miei nemici. Personaggi Ex Regina Madre Superiore Operaie Guardie Ester (balia) Vecchia regina Nuova regina straniera (L’opera è stata pensata per essere presentata in versione audio). Scena I nozze di cotone Ronzio d’api. Prima una, poi due. A poco a poco, uno sciame. Al di fuori d’una piccola cella color ambra, la madre superiore dell’alveare bussa alla porta della regina ed entra ronzando. Porta con se una calcolatrice ed un rosario. M