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Visualizzazione dei post da dicembre, 2010

alla radio

L'Italia spera non dover dare fra qualche giorno la sfiducia al Parlamento nel frattempo si chiudono i cantieri e i giovani se ne vanno via dai tetti orfani. dietro suona la musica di Einaudi nel breve tratto tra due programmi suona la voce acuta nella prima di la Scala e il Vaticano si fa eco di Eco avverte, bisogna saper leggere le notizie. dopo ancora il fascismo e prima Varsavia, il gatto di sette vite che ancora si lecca le ferite. ecco la nostra storia fino alle undici del mattino.

Ma cosa è la cultura? (smettetela col Cult della Cultura)

Da qualche settimana pare che gli italiani si siano destati dopo un colpo in testa, tutto ad un tratto ricordandosi di avere pur loro una costituzione nazionale da far valere e tirar fuori per rivendicare l'importanza della cultura nella graduatoria degli interessi politici, il cui unico interesse sembra essere la potatura, tagliare, ovunque tagliare. Anche il "maestro Scaligero", Daniel Barenboim nella prima alla Scala de Milano, ha dato voce a tutti i teatri malmessi e ha recitato l'art. 9 secondo il quale "La  Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. // Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione." Anche Andrea Camileri in un testo per la trasmissione Vieni via con me ha elencato quello che potrebbe essere inteso come cultura e includeva dall'aratro alla forchetta (come dice il tango, dalla Bibbia al termosifone), ed era un bel elenco della cultura natta dall'agricoltura, da quei

Mario Monicelli sulle orme di Maurice Blanchot

Il 29 novembre è morto Mario Monicelli (regista di  Amici miei , che ogni anno o quasi, per non perdere il senso della zingarata, senz'altro rivedo). Monicelli si è buttato dalla finestra dell'ospedale dove era ricoverato all'età di 95 anni. Si è suicidato. Ho pensato allora a Maurice Blanchot, lo scrittore e critico francese che scrisse Lo Spazio Letterario , che non volle venire fotografato né essere conosciuto, lo scrittore che inseguì l'anonimato.  In quel suo libro ricordo un capitolo sulla morte, in particolare sul suicidio, il suicidio come atto di vita e non come atto di morte. Il suicida sarebbe la rappresentazione letteraria del nuovo eroe e non il codardo con cui a volte veniva paragonato. Io non so se Monicelli aveva letto Blanchot, ma dopo la sua morte sento il bisogno di rileggerlo, di rileggere Blachot e leggere i Demoni di Dostoevskij.