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cambio di regina







cambio dI regina










-versione originale in spagnolo-















Sentire, che è un soffio la vita”
(Tango Volver)






indice



(i) nozze di cotone
[8]

(ii) luna di miele
[21]

(iii) nozze d’oro
[27]



A mio padre, che mi regalò il primo quaderno di scrittura e che da lontano continua ad incoraggiarmi.
A mia madre, per esorcizzare il suo timore delle lettere.
A Filo, che ogni giorno mi accompagna nella ricerca d’una parola dimenticata.
Al mio angelo custode che si fa chiamare Nora.
Ai miei amici.
Ai miei nemici.



Personaggi


Ex Regina
Madre Superiore
Operaie
Guardie
Ester (balia)
Vecchia regina
Nuova regina straniera


(L’opera è stata pensata per essere presentata in versione audio).




Scena I


nozze di cotone



Ronzio d’api. Prima una, poi due. A poco a poco, uno sciame.

Al di fuori d’una piccola cella color ambra, la madre superiore dell’alveare bussa alla porta della regina ed entra ronzando. Porta con se una calcolatrice ed un rosario.

MADRE SUPERIORE: Signora regina, si accomodi, per favore.
EX REGINA: Grazie, grazie mille, però mi piacerebbe ricordarle che è stata lei ad entrare nella mia stanza.
MADRE SUPERIORE: ¡Ahi! Mi scusi. È che ultimamente sono un po’ disorientata. (fa un mezzo ronzio)
EX REGINA: A cosa devo una visita così gradevole?
MADRE SUPERIORE: (vestita di nero e con tunica) Devo darle una notizia. L’assemblea straordinaria ha deciso di cambiare regina. La dissoluta maggioranza ha proposto di buttarla fuori di casa con gran parte del personale. Bene…allora…, a me sono toccati i saluti.
EX REGINA: Non mi dire? Pensa di salutarmi?
MADRE SUPERIORE: No, signora. Mi è toccato il compito di licenziarla. A partire da domani non…non deve venire più.
EX REGINA: Ma se passo la mia vita tra queste pareti…
MADRE SUPERIORE: Scusi?
EX REGINA: Questo è sfruttamento!
MADRE SUPERIORE: No, signora. Per niente. Semplicemente non deve venire più. Mi spiego? Nemmeno un giorno di più.
EX REGINA: È sicura di quello che dice? Non starà mica scherzando, vero?
MADRE SUPERIORE: Ma signora, siamo in maggio. In maggio non si scherza. In più, guardi come sono vestita. Non mi vede?
REGINA: Però lei è sicura che vogliano licenziarmi? Sicura sicura?
MADRE SUPERIORE: (Tira fuori la calcolatrice e fa un conto). Sicurissima. (Si fa il segno della croce in bocca e si sente il rumore dei baci sulle dita).
EX REGINA: E mi dica, si può scommettere?
MADRE SUPERIORE: Ah, no! Qui non si scommette. Per farlo deve andare in cantina.
EX REGINA: Sarà meglio che rimanga qui. Ormai mi conosco: se vinco mi viene il senso di colpa, mi pento e finisco per confessarmi con lei.
MADRE SUPERIORE: Per disgrazia io non posso confessarla. Possiamo spettegolare quanto vuole, però confessarla, no. Inoltre, da domani non ci saranno più confessioni. Con lei se ne vanno tutti i preti e le madri dei preti. È che non sanno fare altro che mangiare, bere fino all’ultima goccia, e il colmo è che adesso nemmeno sanno parlare come dio comanda.
EX REGINA: Ah! Meglio così. Infatti non li sopportavo.
MADRE SUPERIORE: Signora, mi dispiace però vado di fretta. Oggi il tempo vale oro. Le chiedo la corona e gli anelli che indossa.
EX REGINA: Che dice? Qualcosa l’ha punta?
MADRE SUPERIORE: Non lo renda più difficile.
EX REGINA: Sono miei. Non può portarmeli via!
MADRE SUPERIORE: Non è così.
EX REGINA: Sono miei, miei, miei.
MADRE SUPERIORE: Lei è più testarda di quella regina, si ricorda?…quella dell’anello placcato.
EX REGINA: Mi sta prendendo in giro? Non esiste altra regina come me.
MADRE SUPERIORE: Ah, chiaro, dimenticavo. Bene, la storia è che per le sue nozze ricevette un anello placcato oro.
EX REGINA: Placcato oro? Che miseria!
MADRE SUPERIORE: Una miseria per qualcun’altra. Per lei era un gioiello. Da quando l’ha avuto, il giorno dell’incoronazione, il suo alveare si è riempito di miele, giusto negli anni di magra. Si immagini. Non era un anello, era un amuleto. I fuchi, che si aggiravano come tafani, andavano di alveare in alveare saccheggiandoli.
EX REGINA: È allora?
MADRE SUPERIORE: Allora le chiesero di consegnare tutte le ricchezze. Alla regina prese un colpo. Pensò che avrebbero ammazzato lei e le operaie con il malocchio. Dubitò e alla fine si tolse l’anello e lo consegnò. Però la maggior parte dei fuchi non si fidò e morse la fede fino a romperla. Si immagini la regina. Diventò più gialla del normale. Li insultò dalla testa ai piedi e dopo li punse, ad uno ad uno. Molti provarono a scappare ma le operaie chiusero l’uscita con della cera. Le ali dei fuchi si pietrificarono, e gli occhi neri si spensero come lucignoli.
EX REGINA: Allora, se lei non ha permesso che rubassero ciò che era suo, non vedo perché dovrei farlo io? Comunque per così poco io non mi sarei preoccupata.
MADRE SUPERIORE: La storia ha una morale, signora. Bisogna saper leggere tra le righe.
EX REGINA: La morale l’ho persa per strada e come lei sa è una cosa molto difficile da ritrovare. Comunque è proibito menzionare i libri o qualsiasi altra cosa che possa alludere a loro. Dovrei chiamare la polizia per farla arrestare…
MADRE SUPERIORE: E chi ha parlato di libri?
EX REGINA: Lei. E, in più, vuole rubarmi la corona.
MADRE SUPERIORE: Sono autorizzata dall’ordine del giorno.
EX REGINA: Per iniziare, la smetta di chiamarmi signora. Mi fa più vecchia. Io sono una regina, che è un’altra cosa. Ma certo… lei è appena salita al potere. Non se ne intende di regine. Si sente superiore. Una persona autorevole. La madre superiore…
MADRE SUPERIORE: Senta, signora, io non so di cosa stia parlando. A me hanno dato questo vestito nero e mi hanno detto che devo licenziarla. Punto a capo. È lei che cacciano via perché è una casinista, non me. Se non le piace come vanno le cose può andarsene subito. Ma prima mi dia la corona e l’oro.
EX REGINA: Non desidera altro, madre superiora? Una confessione? Lei è completamente fuori di testa. (Si porta l’indice destro alla tempia e fa un movimento come se lo stesse avvitando). Non sa con chi sta parlando.
MADRE SUPERIORE: Ah, sì. E chi è lei?
EX REGINA: Chi sono io? Mi sta prendendo in giro? Ma da chi crede d’essere nata? Da un cavolo?
MADRE SUPERIORE: A dire il vero non ho la più pallida idea chi fu mia madre. Nemmeno voglio saperlo. Ora sarà meglio che mi lasci compiere il mio dovere.
EX REGINA: Mi sta chiedendo di rassegnarmi?
MADRE SUPERIORE: No. La sto minacciando.
EX REGINA: Che peccato! Proprio adesso che stavo per rassegnarmi…
MADRE SUPERIORE: Lo faccia, se no chiamo le guardie.
EX REGINA: No, la supplico. Non lo faccia. Soffro il solletico. Mi tortureranno. La supplico. (piagnucola)
MADRE SUPERIORE: Non pianga, per favore. Lei è sfortunata. Non cerchi di evitarlo perché non serve a niente. So quello che dico. Una volta una regina desiderò essere immortale e tutti sanno quello che le successe.
EX REGINA: (si avvicina al pubblico e parla come se la madre superiore non potesse ascoltare) Uhm! Siamo fregati! Inizia con la morale.
MADRE SUPERIORE: Mischiò pappa reale e propoli, se li mangiò. Al quarto giorno diventò una mummia.
EX REGINA: E adesso dove è?
MADRE SUPERIORE: Le balie dicono che la sentono ronzare per i corridoi. Esce dalla cella e va verso le culle facendo frufrù.
EX REGINA: Facendo che cosa?
MADRE SUPERIORE: Frufrù. Adorava le gonne di raso giallo che arrivano fino alle caviglie. Succede che, quando le piccole regine la sentono, muoiono dalla paura. Una, la più grande, dice che in realtà è lei quella che ammazza le altre con il pungiglione. Peccato che non ci siano prove.
EX REGINA: Non è vero. Che storia è questa? Le regine non sono delle criminali.
MADRE SUPERIORE: No! Voi ammazzate i vostri nemici e dopo i vostri amanti che cadono dal cielo con il ventre aperto in due.
EX REGINA: Che cosa vuoi farci? Sono dei disgraziati. Si fanno in quattro per noi però non hanno nemmeno un po’ di grazia, poveri diavoli. Per le regine la natura è la natura, non si può combattere contro di lei. Due regine in uno stesso alveare finiscono per ammazzarsi.
MADRE SUPERIORE: Infatti. Qui ne abbiamo già una nuova. Basta incoronarla e il gioco è fatto. Deve darmi la sua corona. Subito!
EX REGINA: Posso prestargliela.
MADRE SUPERIORE: La regina la vuole subito.
EX REGINA: Va bene. Le do un’ultima opportunità, vediamo se ne approfitta. Mi dica che durante il mio regno una volta, almeno una, si è sentita come a casa sua, e io mi do per vinta.
MADRE SUPERIORE: È un ricatto?
EX REGINA: Ricatto? Come le viene in mente? Nel nostro Paese una regina che commette un delitto? La regina le sta facendo un favore. Però se non ne vuole approfittarne, non importa.
MADRE SUPERIORE: (dopo averci riflettuto) È vero. Mi dispiace. Però...però lei non è più la regina.
EX REGINA: In questo caso, la prenda come una sfida.
MADRE SUPERIORE: Va bene. Però non so che dirle. L’unica casa è quella dei miei sogni. Ha l’aroma di una magnolia. Lei sa sognare?
EX REGINA: Che cosa? Se passo tutto il tempo facendo figlie… Però vede, non è riuscita a sentirsi come a casa sua. Ho vinto. Ho vinto.
MADRE SUPERIORE: Non ha vinto niente. Deve andarsene. Si tolga i gioielli e la smetta di chiacchierare!
EX REGINA: Eh, no, eh! Per lo meno, mi dica che cosa devo fare per il resto dei miei giorni!
MADRE SUPERIORE: Che vuole fare? Semplice: farà la stessa vita che ha condotto qui però in un altro posto. Deve ricostruire una città qua vicino. Comunque domani morirò. Il suo caso passerà ad un’altra persona.
EX REGINA: Le mie più immeritevoli condoglianze.
MADRE SUPERIORE: Grazie!
EX REGINA: Di niente.
MADRE SUPERIORE: Adesso, si sbrighi! La regina aspetta.
EX REGINA: Però se io sono qui.
MADRE SUPERIORE: Guardie, guardie! (entrano le guardie con passo militare)
GUARDIE: Sì, padrona!
MADRE SUPERIORE: Mordetela! Così impara.
GUARDIE: (Si sente il rumore che fanno con la bocca e con le nacchere che hanno in mano)
EX REGINA: Lasciatemi, bestie! Sono la regina. Che cosa vi ho fatto? Non mi potete cacciare così.
MADRE SUPERIORE E GUARDIE: (la mordono e le fanno solletico. Rumore delle nacchere).
EX REGINA: È una buona spiegazione. Non so perché ma mi convince (fischia forte). Basta. Basta. Accetto.
MADRE SUPERIORE: Bene. Mi fa piacere sapere che inizia a ragionare.
EX REGINA: E…e l’altra? Com’è?
MADRE SUPERIORE: L’altra?…Ah, sì. Giusto. L’altra è…è giovane e senza tante pretese. Un tesoro. Sangue giallo. Fresco.
EX REGINA: Non me lo dica, non voglio sapere niente. Non penso di tornare in questa città.
MADRE SUPERIORE: Signora, ogni ape non ha più di un alveare.
EX REGINA:…la smetta. Voglio sapere chi mi tradì!
MADRE SUPERIORE: Ma che sta dicendo, sorella? A lei stessa cadde la corona.
EX REGINA: Da quando?
MADRE SUPERIORE: Da quando iniziammo ad alimentare l’altra, lo stesso giorno che lei salì al trono.
EX REGINA: Vorrei parlare con lei. Portatemela!
MADRE SUPERIORE: È da un giorno che si sta guardando allo specchio. Adesso credo che la sarta le stia prendendo le misure. Sa che le spose sono sempre occupate.
EX REGINA: Ordino che me la portino.
MADRE SUPERIORE: Non ha più voce.
EX REGINA: Faccio uno scandalo. Urlo. Portatemela!
MADRE SUPERIORE: Perché non pensa al futuro? Domani dovrà costruire una città intera di esiliati. Deve prepararsi per le sue nozze di cotone nella nuova città.
EX REGINA: Non mi piace il cotone, perciò ho passato tre anni facendo miele… Ridatemi tutto l’oro liquido!
MADRE SUPERIORE: È impossibile. L’oro rimane qui. Quelle che partiranno con lei si riempiranno un po’ la bocca e basta.
EX REGINA: Come puoi parlarmi così? Sono tua madre…
MADRE SUPERIORE: Mi sta prendendo in giro. Se nemmeno lei lo ricordava. Le madri sono morte per noi. L’unica che rimane è la madre superiore. Cioè, io. Già gliel’ho detto. Lei potrà vivere anni e anni però noi abbiamo i giorni contati. A che ci serve pensare al passato? Mi risponda, lei che ha un sì e un no per tutto. Noi iniziamo a morire appena vediamo la luce. Tutto ci lascia indifferenti. Possiamo destituirla senza versare una lacrima. Tutto per il bene dell’alveare…
EX REGINA: E la mia guardia del corpo?
MADRE SUPERIORE: A partire da domani, quella che rimane, rimane a condizione di essere giovane.
EX REGINA: Quindi, posso rimanere!
MADRE SUPERIORE: Lei ha le ali tutte bruciacchiate. Si è guardata allo specchio?
EX REGINA: Sì, e sempre vedo una regina. Io, cara, almeno una volta ho raggiunto il sole. Non credo che lei possa dire la stessa cosa.
MADRE SUPERIORE: No ho nessuna intenzione di essere come lei. Adesso, mi faccia il piacere di non farmi perdere più tempo. Si ritira o si ritira?
EX REGINA: No so…uhm…ci devo pensare. Quanto mi pagheranno come regina veterana? Ho tre medaglie di lamiera e una d’oro.
MADRE SUPERIORE: L’abbiamo già pagata quelle. E adesso: guardie! Mettetela in fila là! Deve andare prima di tutte. E dopo, fate passare la balia! (Firma il licenziamento. Si sente una penna che scrive su un foglio).
(Le guardie si ritirano battendo i tacchi con passo militare).
OPERAIA 1: Non vale, non vale. Sta passando davanti!
GUARDIA: Ma mi fai il piacere di stare zitta? Non ti rendi conto che quella è la regina?



scena II

luna di miele


APE OPERAIA 1: (annusando per aria) Sento il profumo d’una nuova regina. Lo senti?
APE OPERAIA 2: È arrivata la nuova regina! (informando le altre api)
APE OPERAIA 1: Ragazze, c’è una nuova regina! (tutte e due gridano la parola regina e si sente il rumore delle api in crescendo).
APE OPERAIA 2: Buona sera, eccellenza!
REGINA STRANIERA: ¡Buenas tardes! (dice la regina in spagnolo)
APE OPERAIA 1: Cosa ha detto?
APE OPERAIA 2: Non so, non si capisce un’acca. Parla in un’altra lingua ed in più puzza terribilmente!
APE OPERAIA 1: E cosa fa qui se parla in un’altra lingua?
APE OPERAIA 2: Che ne so! Perché non glielo chiedi?
APE OPERAIA 1: Signora. (le fischia chiamandola) Signora! Mi presento, io sono una delle balie. (sorride)
REGINA STRANIERA: ¡Encantada!
APE OPERAIA 1: La stavamo aspettando da mille anni. È ora di fare il cambio. La regina è vecchia e nessuno riesce ad entrare nella sua stanza. È un disastro!
REGINA STRANIERA: Si no quiere que me ponga nerviosa, le voy a pedir que por favor no me llame a los silbidos y que me hable en castellano. Si hay algo que detesto es la impertinencia.
APE OPERAIA 2: Mi sa che si sta arrabbiando. Sarà meglio rimanere zitte.
REGINA STRANIERA: ¿Pero qué pasa que todas hablan otra lengua? ¿Eh? ¿No hay nadie que pueda entenderme?
APE OPERAIA 2: La lingua. Ho capito. Vuole vedere la nostra lingua?
REGINA STRANIERA: ¿Eh? No entiendo lo que me está diciendo. Hable más despacio.
APE OPERAIA 2: E che risposta è questa? È un sì o è un no? (dice e prova a tirare fuori la lingua, facendola prima battere contro il palato).
APE OPERAIA 1: Magari vuole farci una visita medica…
APE OPERAIA 2: Va bene. Diamole questa soddisfazione! (tutte e due mostrano le loro lingue facendole battere contro il palato).
REGINA STRANIERA: ¡Pero qué hacen! ¡Váyanse, ya mismo! ¡Fuera! ¡Fuera! (si sentono i tacchi a punta delle api che escono, un rumore di un colpo contro una parete, qualcosa che cadde e le due api che stanno litigando. Z.Z.Z.Z.Z.Z.) ¿Dónde estoy? Me da la sensación de que me equivoqué de colmena. ¿O estoy soñando?

...

ESTER: (una balia, Ester, entra fischiando il tango “Volver”)
REGINA STRANIERA: ¡Buenas tardes! (dice la regina,un po’ più tranquilla)
ESTER: Buona sera! Signora… Signora Re-regina.
REGINA STRANIERA: Le pido perdón, pero no hablo su lengua. Creo que me equivoqué de fábrica. No sé que estoy haciendo acá, pero a este punto voy a tener que quedarme y desarmar las valijas.
ESTER: Che cosa posso fare per lei?
REGINA STRANIERA: No sé. Si me escapo tal vez no pase nada. Total, acabo de llegar. Me vieron sólo dos obreras, además de usted. ¿Cree que me dejarán ir?
ESTER: Non credo che la lasceranno andare via. La stavano aspettando da tanto tempo. Le hanno già fatto vedere la sua camera da letto, signora?
REGINA STRANIERA:: No, no todavía. No sé, no le entiendo bien. ¿Cómo dice?
ESTER: Non si preoccupi. Farò in modo che tutto sia pronto. Le farò arieggiare e pulire la stanza dalle api ventilatrici.
REGINA STRANIERA: No sé si quiero quedarme aquí.
ESTER: Señora, credo che non abbia un’altra chance. Anticiperemo le nozze. È meglio che lei rimanga incinta il più presto possibile.
REGINA STRANIERA: Perché? Acabo de llegar. ¿Usted quién es?
ESTER: So quello che le dico. Se non mi da retta si trasformerà in una piattola. Le figlie l’aiuteranno a dimenticarsi di casa sua.
REGINA STRANIERA: Yo no quiero encajonar los recuerdos.
ESTER: Le regine possono avere ricordi, signora, soltanto ricordi. Infatti passano il tempo a guardare una fotografia del passato, che non tornerà mai più.
REGINA STRANIERA: ¡Gracias por alentarme!
ESTER: Già vedrà! Le figlie l’aiuteranno. Andrà tutto bene!
REGINA STRANIERA: Pero, dígame una cosa, ¿hay otra reina aquí, no?
ESTER: Dunque, nnn…sí.
REGINA STRANIERA: Entonces será mejor que me dispongan un cuarto lejos de ella. No quisiera que se crease ningún tipo de problema. Mañana va a ser un día de fiesta. Sería mejor que ella no estuviera.
ESTER: Sì, signora. Ho capito. Si farà come lei vuole.
REGINA STRANIERA: ¿Cuántos años tiene?
ESTER: Chi, io?
REGINA STRANIERA: No, le pregunto cuántos años tiene la reina, no usted.
ESTER: Ah, sí, certo!… Ma non posso dirglielo. Alla regina non piace far sappia la sua età. Nessuno la sa, tranne me.
REGINA STRANIERA: Entiendo. Debe quererla mucho.
ESTER: Sì signora.
REGINA STRANIERA: Ahora, ¡hágame un favor! Pasado mañana saldré a volar bien temprano. Quiero ponerme todas las alhajas. Convénzala para que le dé la diadema y los anillos de oro.
ESTER: Sì, signora. Dopodomani avrà tutto pronto. Lasci fare a me! Queste nozze avranno una regina unica.
REGINA STRANIERA: Ahora, podés retirarte.
ESTER: Arrivederci, signora. Grazie. (esce fischiando il tango, “Volver”).





scena III

nozze d’oro



ESTER: (entra nella stanza della regina vecchia canticchiando il tango “Volver”)
REGINA VECCHIA: Cosa dici, cara Ester?
ESTER: Niente, Signora, stavo solo canticchiando.
REGINA VECCHIA: Cosa, non sento bene?
ESTER: (alza la voce) Un tango, Signora. Canticchiavo un tango.
REGINA VECCHIA: Per favore, canta a voce alta! Sono così stanca. Non ce la faccio più. Aiutami a togliere gli anelli!
ESTER: Certo, signora (le toglie gli anelli dal corpo mentre canta il tango).
REGINA VECCHIA: (sospira) Ester, non posso andare avanti così. Ormai tutti quanti se ne sono accorti.
ESTER: Non lo dica nemmeno per sogno, signora. Lei è la regina. Mangi un po’, vedrà che si sentirà meglio!
REGINA VECCHIA: Non c’è rimedio per la mia malattia. Io so quello che ti sto dicendo, cara Ester. Dalla vecchiaia non si scappa.
ESTER: Ma signora, lei è in forma, non ha nessuna malattia, e in più è la regina. Animo, si alzi!
REGINA VECCHIA: Ester, sempre così buona. Cosa sarebbe stata la mia vita senza di te? Tu sei la mia unica amica. Scusami, Ester! Perdonami! Sono una vecchia decrepita che rischia di diventare ripetitiva.
ESTER: Ma, lei non mi ha fatto nulla. Signora, di cosa dovrei scusarla?
REGINA VECCHIA: So che non ti piace che parli di quello che provo per te. Lo so perfettamente. Come posso dirtelo? La casa sta crollando. Non ti rendi conto? È appesa ad un filo ed è immensa. Non senti le operaie ronzare là fuori, nei corridoi? Ma, cosa sto dicendo, se tu non hai mai voluto vedere la realtà. Ester, la mia balia. Sai soltanto prenderti cura di me. Non ti rendi conto che ogni giorno sta calando sempre di più la produzione d’oro?
ESTER: Abbiamo delle riserve. Servono in questi casi, no?
REGINA VECCHIA: Si esauriscono, Ester. Come tutto, come tutti noi...Se andiamo avanti così, ci riempiremo di fuchi.
ESTER: Oggi ne abbiamo cacciati via un bel po’, non si preoccupi.
REGINA VECCHIA: Le altre ormai si sono accorte?
ESTER: Di cosa, signora?
REGINA VECCHIA: Come di cosa? Ester, non fare la distratta, ti prego. Non adesso.
ESTER: Mi scusi, signora. Non volevo…Mi dica.
REGINA VECCHIA: Sai che da un paio di mesi non posso fare più figlie. Cosa pensano le altre?
ESTER: Loro non pensano, signora regina. Faranno quello che lei ordina.
REGINA VECCHIA: Sai bene che non è così. L’ultima regina fu cacciata via e, al suo posto hanno messo me. Ora faranno la stessa cosa.
ESTER: È diverso, signora. Lei è la regina più brava che questo alveare abbia mai avuto. Tutti le vogliono bene.
REGINA VECCHIA: Se per un attimo tu fossi capace di renderti conto che non è così, che non è mai stato così…
ESTER: Che succederebbe, signora?
REGINA VECCHIA: … forse riusciresti ad aiutarmi. Perché tu mi aiuteresti, no? Saresti in grado di fare tutto ciò che ti dico?
ESTER: Non ho mai pensato di fare altrimenti.
REGINA VECCHIA: Allora…ho una soluzione.
ESTER: Una soluzione? E qual è il problema?
REGINA VECCHIA: Sono io, chi se no? Non voglio continuare a vivere così. È indegno. Fra un po’arriverà la primavera.
ESTER: Sì, signora.
REGINA VECCHIA: Allora, appena i tigli inizieranno a fiorire e ad addolcire le strade, loro vorranno sostituirmi.
ESTER: Le ho detto che non sarà mai così. Non lo permetterò.
REGINA VECCHIA: Smettila di contraddirmi. Sono vecchia e già mi ripeto troppe volte.
ESTER: Sì, mi scusi.
REGINA VECCHIA: Prima che loro riescano a farlo, ho deciso di morire. Devi capirmi, Ester. Se un’altra soluzione fosse stata possibile, credimi, l’avrei scelta. Avevo anche pensato di tornare a casa mia, ma non riesco più a volare. Forse nemmeno là c’è qualcuno che mi aspetta. La vecchiaia accumula ricordi, nostalgie, rimorsi, morti...non sa far altro che accumulare. Che dolga o no dipende dal proprio metabolismo. Io ho un peso nel petto.
ESTER: Ma vuole tornare a casa sua?
REGINA VECCHIA: È troppo tardi. Comunque noi regine non possiamo ritornare.
ESTER: Allora, cosa vuole? Non riesco a capire.
REGINA VECCHIA: Semplicemente morire.
ESTER: Sarebbe meglio se semplicemente non pensasse a morire.
REGINA VECCHIA: Sì. Però non ce la faccio più. Morirò da sola, senza testimoni. Non voglio disturbare nessuno. Sempre ho vissuto da sola, anche se non lo sono stata mai, sola, nemmeno per un secondo.
ESTER: Però signora, qui nessuno La disturba.
REGINA VECCHIA: Lo so. Lo so bene. Se non hanno più bisogno di me e ovvio che non mi disturbano. Sono molto occupate in cantina a tramare la mia caduta. È naturale. Le vecchie regine non servono a un bel niente. Io non volevo arrivare così lontano. Pensavo di andarmene prima. Ma non è stato così.
ESTER: Ma, signora, ogni parete della casa è ricoperta da lamine d’oro. I soldi non sono un problema. Inoltre possiamo prenderci cura di lei fino alla fine. Abbiamo da mangiare. Di cosa si lamenta? Non dovrebbe farlo, è come sputare contro vento. La supplico, signora. Se lei morisse, tutto l’alveare si scioglierebbe… Solo pensando all’alveare deserto mi viene voglia di piangere.
REGINA VECCHIA: Non è come tu dici. Non voglio discutere, però non è così. È da un bel po’ che non abbiamo la possibilità di morire. La salute non è più nostra. È un bene di tutti, tranne che di noi stessi. Qualcuno mette una mano qui dentro.
ESTER: Una mano?
REGINA VECCHIA: Sì. L’hai vista anche tu? Ha degli arpioni. Cinque. Sanno tutto di noi. Non mi crederai, lo so, ma ti giuro che è così.
ESTER: E chi è? La conosce?
REGINA VECCHIA: So soltanto che ci rubano la metà del miele. Non dobbiamo sopportare soltanto i fuchi, quei mascalzoni! C’e qualcuno che si infiltra.
ESTER: Ma che cosa centra questo con il fatto che lei voglia andarsene?
REGINA VECCHIA: Loro hanno portato una regina che garantirà la produzione dell’oro. La sento. Non mi chiedere come, però la sento vicina.
ESTER: Anche se fosse così lei potrà rimanere comunque nella sua camera. Ci sono degli alveari che hanno due regine.
REGINA VECCHIA: Mi esilieranno. Oppure la regina mi ammazzerà. Però quello che non riesco è vivere in clausura. Sono troppo vecchia per queste cose. E la legge è la legge: due regine non possono condividere una corona. Per questo devi aiutarmi.
ESTER: E come posso fare?
REGINA VECCHIA: Devi spingermi dal davanzale.
ESTER: Spingerla?
REGINA VECCHIA: Sì. Le mie ali si sono atrofizzate. Non ce la faccio nemmeno ad arrivare fino alla uscita, figuriamoci a volare!
ESTER: Ma, signora, io non posso…
REGINA VECCHIA: Sì che puoi. Mi farai questo favore? L’alveare si libererà da questo peso e da tutti i fuchi che continuano a prosperare alle nostre spese. È assurdo quello che ti sto per dire (sorride) ma... mai ho amato un fuco. Mai. Nemmeno quando sono rimasta incinta, una volta sola per tutta la mia vita. Invece, Ester, con te è diverso…Ti amo tanto.
ESTER: Anche io le voglio bene.
REGINA VECCHIA: Forse non hai capito. Ho detto di amarti, no di volerti bene. Sono l’acqua e l’olio. Tu sei stata la mia unica amica. La mia confidente ed anche il mio amore.
ESTER: Signora, cosa dice?
REGINA VECCHIA: Posso dirti tutto quello che sento. Non mi vergogno.
ESTER: Ma signora...non saprei cosa dire…
REGINA VECCHIA: Non devi dire niente. Solo vorrei che tu sapessi che se le altre riescono ad esiliarmi, cacceranno via anche te. Sarai la seconda a dovertene andare, dopo di me. Né tu né io conosciamo la vergogna di ricevere un calcio e fuori. Per questo, Ester, anche se non provi quel che provo io, non permettere che ci caccino come se fossimo due ladre.
ESTER: Ma io non posso ucciderla. Non ci posso fare nulla.
REGINA VECCHIA: Non è ammazzarmi, Ester. Non è ammazzarmi. Mettitelo bene in testa. È aiutarmi a morire. Inoltre sono la tua regina.
ESTER: Però…non posso, non ce la farei mai. Per favore, signora, mi chieda qualunque altra cosa. Mi chieda di ammazzarmi e lo farò volentieri. Ma non mi chieda questo. Lei è la regina.
REGINA VECCHIA: Ester, sei sempre stata la mia balia. Sei stata tu o tua madre o la tua bisnonna, non importa, sei sempre stata la stessa per me. Devi soltanto darmi una spinta. Basta quello.
ESTER: Se venissero a sapere che sono stata io, mi condannerebbero.
REGINA VECCHIA: Di che ti preoccupi? In ogni caso sarai sempre condannata per essere arrivata alla tua età accanto a questa regina decrepita. La vita dovrebbe finire prima. Ho sempre desiderato arrivare alla vecchiaia in forma, oppure morire prima. Ma non mi è stato dato questo beneficio. La mia sfortuna è anche la tua. Devi pensare che ti restano soltanto un paio di giorni di vita e che non c’è condanna senza vita. Come si può condannare qualcuno che non ha vita?
ESTER: Ma possono coprire di vergogna quelle che arriveranno dopo di me, l’altre balie.
REGINA VECCHIA: Non ce la faranno mai. Ormai avete una tradizione, un nome. Le regine si fidano di voi. Invece le operaie sono lontane dalle nostre camere da letto. È in queste ultime che nasce l’amore e non nelle loro celle piene d’oro. Non fiorirà mai nelle loro celle. Il cielo dell’alveare è di cotone, non d’oro.
ESTER: Perché dice tutto questo a me?
REGINA VECCHIA: Sono anni che percorro la stessa strada senza fare un sospiro. È arrivato il momento di fermarmi. Fino a questo momento mai ti avevo parlato di quello che sentivo. Credevo che non sarebbe stato giusto mettere alla prova tutto l’alveare. Solo oggi mi rendo conto che ho sbagliato.
ESTER: Ma non posso. Mi dispiace, signora regina, non posso. (piange sotto voce)
REGINA VECCHIA: Pensaci bene. Domani ne parliamo. Adesso è meglio che mi riposi.

...

ESTER: Signora regina…
REGINA VECCHIA: Lo so. La regina è arrivata. Ti dicevo che era vicina. È domani il matrimonio?
ESTER: Sì.
REGINA VECCHIA: Lo sapevo. È bella?
ESTER: Sì, signora, molto bella. (lo dice abbassando lo sguardo, con vergogna)
REGINA VECCHIA: Non arrossire. È normale che ti piaccia la regina. E dimmi, hai pensato a quello che ti ho detto?
ESTER: Sì, signora.
REGINA VECCHIA: Che hai deciso di fare?
ESTER: Non lo so. Non sono sicura. Vorrei avere la forza necessaria. Però no, non posso.
REGINA VECCHIA: Non credi che sia giusto?
ESTER: Sì. È giusto.
REGINA VECCHIA: Allora?
ESTER: Non capisco perché lo chiede a me… La nuova regina lo farebbe volentieri.
REGINA VECCHIA: Sì. Ovvio che lo farebbe, però per altre ragioni. Lo farebbe anche il tempo. Sicuramente. Ma non è questo quello che chiedo.
ESTER: Forse non ho capito. Che cosa mi chiede?
REGINA VECCHIA: Sto chiedendo una mano amica. Niente di più. Qualcuno che mi aiuti ad andarmene.
ESTER: E perché non lo fa da sola?
REGINA VECCHIA: Non credi che sia già stata abbastanza tempo da sola?
ESTER: Sì. È vero. E dopo?
REGINA VECCHIA: Non c’è un dopo.
ESTER: (sorride nervosa) Va bene. Va bene. Lo farò.
REGINA VECCHIA: Davvero? Dici sul serio?
ESTER: Sì. Ma prima dovrà restituirmi la corona e gli anelli. Devo fare il mio dovere.
REGINA VECCHIA: Fai quello che devi fare. Nessuno lo saprebbe fare meglio di te.
ESTER: Adesso si riposi. A dopo, señora. Tornerò al tramonto.




Ferrara, 27 maggio 2005.






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