Il 29 novembre è morto Mario Monicelli (regista di Amici miei, che ogni anno o quasi, per non perdere il senso della zingarata, senz'altro rivedo). Monicelli si è buttato dalla finestra dell'ospedale dove era ricoverato all'età di 95 anni. Si è suicidato. Ho pensato allora a Maurice Blanchot, lo scrittore e critico francese che scrisse Lo Spazio Letterario, che non volle venire fotografato né essere conosciuto, lo scrittore che inseguì l'anonimato.
In quel suo libro ricordo un capitolo sulla morte, in particolare sul suicidio, il suicidio come atto di vita e non come atto di morte. Il suicida sarebbe la rappresentazione letteraria del nuovo eroe e non il codardo con cui a volte veniva paragonato.
Io non so se Monicelli aveva letto Blanchot, ma dopo la sua morte sento il bisogno di rileggerlo, di rileggere Blachot e leggere i Demoni di Dostoevskij.
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