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Diario di bordo- 10.10.2010. 10 ore. Barcolana





È la seconda volta che salgo su una barca a vela; la prima che faccio la Barcolana. La barca è stata sempre la stessa: Waltzing Matilda, in onore del mitico Tom Waits. Matilda ha 8 metri e 70 cm, è bianca come una balena ed è pure fragile. Tutti portiamo le scarpe colle suole chiare, per non lasciarle dei segni. Oggi bisognerà stare attenti: la Barcolana è una regata ma è anche un barca-scontri, soprattutto nel momento della partenza e vicino alle boe rosse col nome dello sponsor triestino: l'assicurazione Generali.
La linea di partenza è tra la marina di Grignano e il castello di Miramare. Tutte le barche si accalcano vicino. Gironzolano. Alle 10 suona uno sparo. Aspettiamo che la calca diminuisca e poi partiamo noi col fiocco: la vela più piccola a prua.
Per fortuna stamane c'è un po' di bora (il vento più amato che io abbia mai conosciuto. Amato nel senso che quando non c'è manca). Siamo vestiti a strati, dal costume fino al pile per tutte le avenienze.
L'equipaggio è di otto persone. Due se n'intendono de regate: sono il timoniere, il mozzo, e insieme, i capitani. Il resto fa da zavorra. Ci spostiamo da una parte all'altra quando i nostri capitani ci ordinano di fare così. Non battiamo ciglio. Il nostro compito è di disturbare il meno possibile.


Il mare è pieno di vele. A destra c'è il castello di Miramare, bianco e prominente sull'orlo della scogliera marrone. Sembra una nave. Dentro quel castello c'è la stanza di Massimiliano, l'imperatore del Messico, che si fece fare la propria camera da letto col soffitto basso, tutta arredata con mappe e linee nautiche, come se fosse la cabina di una barca.
Dicono che la Barcolana sia nata, come tante altre creature di Trieste, in bar, da una chiacchierata tra amici. Di quel spirito, se davvero è stato così, ancora si può respirare qualcosa nel mezzo delle quasi duemila imbarcazioni che si iscrivono oggi giorno alla Barcolana, una gara piuttosto amena. Tra una barca e l'altra il nostro capitano si trova con un vecchio amico dell'asilo, uno dell'equipaggio saluta un compagno di scuola, e poi, nella prima boa, chiediamo a una barca di virare ma la figlia dice al padre di non ascoltare quello che dicono gli altri, lui sta facendo bene il suo lavoro di comandante. Passa ancora qualche minuto e ci troviamo con una barca quass ferma piena di ragazzi. Dicono di aver appena superato la boa; è là, dice uno colla birra in mano, e cinque minuti dopo si scontrano con una barca, molto più grande di loro, che non si capisce come mai, ma va a schiantarsi contro la prua.

La Barcolana è una gara per barche di diverse dimensioni, piccole e da gara. Il percorso è a forma di trapezio. Vicino ai vertici c'è il delirio. Il giro della boa, tranne quella di partenza e le due che fanno di porta d'entrata, bisogna farlo all'infuori del galleggiante per non imbrogliare accorciando la strada. Ma siccome non è nemmeno il caso di prenderla troppo larga e allontanarsi, sono in tanti ad avvicinarsi alla boa, scontrasi tra di loro, scherzare e a volte prendersi per mano tra una barca e l'altra. Quello che non è facile di capire è la precedenza: il codice di strada nautica. Ogni tanto si sente una voce che urla: “Acqua! Acqua!” Mi dico che non è possibile che tutti abbiano letto Coleridge, la ballata del marinaio. “Acqua, acqua, acqua/e nemmeno una goccia da bere,/ e nemmeno una goccia da bere”.
Infatti: non hanno sete. No. Chiedono acqua come un ciclista tira fuori la mano. Acqua vuole dire: ho la precedenza, passo io, dice il capitano, Sandro. “In barca no ci sono mica i freni”.
L'unico freno è quando il vento smette di soffiare. In una di quelle pause vediamo da lontano la barca vincitrice arrivare al traguardo. Suona lo sparo; i fuochi d'artificio luccicano sulla costa, vicino alla pineta di Barcola. La prima barca ha superato il traguardo, noi invece siamo fermi: non c'è un filo di vento. Aspettiamo di superare la seconda boa con quel poco che ce n'è e poi mangeremo.
Lucia, l'altro capitano, anzi, la capitana, dice che il vento è come il sole. Sorge alla mattina dall'est, e tramonta ad ovest. Ma a volte è un po`pazzarello. Vira. Oggi c'è stata borin alla mattina, poi verso mezzogiorno, la calma piatta; una oretta e il vento è tornato per calare ancora. Sono le quattro. La Barcolana chiude battenti alle cinque di sera. Se non sei arrivato fino a quell'ora, sei fuori. Ti tolgono le boe davanti il naso.
Abbiamo ancora un'oretta. Ma non c'è vento. Una barca di sloveni accanto alla nostra tira fuori una vela colorata, la vela si arrotola male, tocca l'acqua. Gli sloveni bestemmiano in italiano. Fanno un porco dietro l'altro, finché vicino alla costa vediamo le barche camminare. Il vento si è tornato. Fra poco arriverà a noi. Ci prepariamo. Dobbiamo spostarci ogni qual volta il fiocco cambi di lato. Quando prende il vento da destra noi ci mettiamo a sinistra e così via. Siamo inclinati; l' acqua entra dalla parte dove la barca si impenna. Lucia e Sandro prendono le brighe. Siamo quasi al traguardo. Pochi metri più in là ci sono i rimorchiatori accanto alle boe. Eccole là.
Attraversiamo la soglia e urliamo. Faccio l'ultima fotografia e sento anche quelli che arrivano dietro di noi urlare tutti contenti.
Alla sera si festeggia anche se tanti provano il mal di terra.

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