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Scale I- datemi una scala e scavalcherò i colli

Non si pol, dicono i triestini.
È il nostrano luogo comune e ne siamo consapevoli. Non si pol fare questo, non si pol fare questo altro, non si pol. A volte è scoraggiante, altre invece suona a tromba, a richiamo: una vera sfida.

Oggi ho sentito la tromba e mi sono detta: non si pol nemmeno rimanere a livello del mare, sempre a prendere il sole. Bisognerà pur fare la faticaccia, salire e una volta sù, bisognerà quindi scendere.
Scendere e salire alla fine sono quasi un unico movimento. Passiamo la vita a salire e scendere scale, strade, piccoli gradini; a casa io devo farne ventuno in sù ventuno in giù, ogni giorno, almeno per portare fuori la spazzatura.
(Il bello è che a volte, come in montagna, a volte è più gradevole e meno faticoso salire un'erta piuttosto che scenderla. Un esempio a Trieste è la strada dei pescatori che Sissi -dicono- amasse fare.)

E quindi, siccome non si può rimanere sempre al mare la stramaggioranza dei triestini si sposterà in macchina, prenderà l'autobus, il motorino, farà canottaggio, correrà, si arrampicherà, farà di tutto ma pochi cammineranno.
A Trieste cammini poco ma quando lo fai bruci il doppio di calorie, smaltisci gli spriz, la porcina estiva, il goulasch meridiano. Il fatto è che Trieste è fitta di gobbe. A guardarla dal mare sembra di vedere svolazzare una gonna colorata, piena di pieghe e di pennellate bianche sotto uno sfondo verde. Piazzata in mezzo ai colli di San Giusto, San Lorenzo, Scorcola, San Luigi, Gretta e via dicendo, a Trieste tu sai che se scendi un'erta dopo dovrai salirla, non c'è scampo, e allora ti ritroverai sudato, col fiatone, stenterai a parlare al cellulare, farai un Porco, bestemmierai.

Premetto questo perché la passeggiata che sto per proporvi è faticosa ma alla fine, come già sosteneva Petrarca, ci restituisce il senso del paesaggio, una vista dentro e fuori di noi stessi. Allora, se ve ne infischiate della faticaccia e comunque volete fare una passeggiata, o approfittare di una scala per fare una scorciatoia, allora questo post e questa città fa per voi. (Come Venezia anche Trieste chiede di essere vissuta, camminata, calpestata -eppure non ha i ponti coi gradini.)



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Il fascino delle scale si insinua un gradino a la volta, lentamente, e tutto a un tratto si gira, va da un'altra parte e tu rimani a chiederti: meriterà salire fin là e vedere cosa c'è dopo?
Io finisco sempre per andare avanti, anche se ha Trieste tante volte dall'altra parte non c'è un altro mondo da vedere...Così, negli ultimi anni a Trieste (anche perché nei palazzi di solito mancano gli ascensori), penso di aver salito più gradini del resto della mia vita. Oggi ne avrò fatto cinque scale, le più notte e altre che non avevo mai fatto, e mentre salivo quella di Ruggero Bonghi, piena di case, una accanto all'altra nei corridoi a spina di pesce che danno sulla scala, nel mentre sentivo le urla dei bambini che giocavano dietro ai cancelli, le pentole maneggiate, una discussione di coppia, e tutto ciò aveva per me un'aria di infanzia, anni fa. Quella scala mi ha fatto tornare nell'infanzia, così come nella scala dei Giganti ho immaginato i loro passi, i sassi scagliategli dagli Dei e rimasti lì, ammucchiati nel mezzo della scala.

Per me le scale di Trieste sono l'Aleph di Borges. A certo punto trovi una fessura da dove puoi vedere un altro mondo.
Ma cosa è una scala?
Piuttosto che una definizione io ho una ricetta. Per fare una scala ci vuole una pendenza, la gradualità dei gradini la cui misura è in rapporto colla lunghezza dei passi, la necessità di comunicare due posti in dislivello. A volte la scala è anche una scorciatoia ma non è necessario. Può essere l'unica via di accesso o può avere un semplice scopo di comunicazione estetica, uno scorcio mare, una salita sulla cima.
Per fare una bella scala, invece, la sù ci deve essere qualcosa dove merita arrivare. Qualcosa di metafisico. Quello che manca nelle scale dei vicoli ciechi e delle case private, con i cartelli di proprietà privata e i giardini con tanto di fiori e di erba verde. Per fare una bella scala che trascenda il mio orto, ci si deve poter salire ad un altro posto e quella salita deve essere comune. Deve essere un luogo d'incontro, di condivisione, una via di ascesa alla vetta.
Le scale sono una via preferenziale per quelli che amano perdersi e nel perdersi trovare qualcosa di nuovo. Scoprire un altro mondo. In questo senso, vi faccio l'elenco di tutte le scale che ho trovato e con un asterisco segno quelle che per me sono le più belle:

1- Scala dei Giganti * (Io credo di vedere la Gigantomachia, la lotta tra Zeus e i giganti. La scala è su Piazza Goldoni. Appena ripulita, bianca, coi balconi sulla piazza e le pietre del colle come se fossero i sassi con cui sono stati sconfitti i Giganti, nella parte vicino all'obelisco, la scala è spruzzata di rose rosse, come coaguli di sangue)
2- Scala dei Capuccini (manca di prospettiva)
3- Androna degli Scalini- Via Giuseppe Rota (parte dalle adiacenze del Teatro Romano, venti metri a destra, dove porta il nome di Androna degli Scalini. Più che una via è una scala* che collega Piazza Unità col Castello di San Giusto. Ha una vista mozza fiato; é una finestra a quello che una volta era il ghetto ebraico, e ancora prima, l'assetto medievale)
4- Scalinata delle Medaglie d'oro (utile scorciatoia per quelli che abitano dalla parti di San Giusto e San Vito, perde in bellezza per via dei palazzi che la circondano)
5- La scalinata del Parco Revoltella* (bellissima vista del Golfo, in mezzo alla scalinata c'è la scultura di Pinocchio fatta dallo scultore Spagnoli. Pinocchio inginocchiato si guarda come Narciso sull'acqua, ma quello che vede non è per nulla allettante. Difficile innamorarsi di sé quando si ha le orecchie di asino.)
6- Scalinata del Parco di San Michele* (bellissima vista del mare dall'alto e in centro città. Gli angioletti dell'ingresso del Parco sono stati fatti, come il Pinocchio di Villa Revoltella, dallo scultore Spagnoli )
7- Scala Ruggero Bonghi* (costruita nel 1927. Si arriva colla 20, fermata di Via Revoltella al n. civico 83. La scala sale per ben 107 numeri civici in sù. A lato, a spina di pesce, partono i corridoi dove si affacciano le case)
8- La scala dell'Erica* (bellissima)
9- Strada/scala dei Pescatori* (una delle viste più belle di Trieste. Appena fuori città e perciò sentiero di pietra e terra battuta. La scala collega Miramare con Contovello. Sentiero che faceva Sissi e i pescatori che abitavano sù, sul Carso).
10- Scale del Viale di Miramare, di fronte alla Pineta di Barcola (private e per ciò, scale cieche)
11- Scala Scala Giovanni Gioacchino Winckelmann (dietro al castello, dalla parti della scala di Via dei Pallini 1, nell'altro stremo della galleria della scala dei Giganti. Una vera è propria scorciatoia)
12- Scala Via Fulvio Testi (alla fine di Via Galleria, è vicino al parco San Michele e alla chiesa Anglicana)
13- Scala dei Fabbri (dietro Piazza Hortis)
14- Scala Ciamician (scorciatoia per quelli che abitano a San Vito e devono scendere verso le rive)
15- Scala James Joyce (tenuta male, vicino alla scala Dublino e su via Bramante)
16- Scala Dublino (frequentata dagli studenti del Liceo Oberdan, ha i cartelloni pubblicitari in mezzo e una bella vista dei palazzi del centro città)
17-Scala Eugenio Geiringer* (esce accanto al faro della Vittoria. Parte e parte dalla fine di via Bruni dove si ha una splendida vista per la Barcolana. Meglio farla in giù)
18- Scala Stendhal* (appena sistemate le siepi, che fanno un disegno da carta da parati. Bella)

A questo punto, buona ascesa!

P.D: se trovo altre, vi farò sapere...


io, Eleonora Bevilacqua

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