Dopo Lost, la tristezza e il vuoto di schiacciare per l'ultima volta il pulsante di play di Megavideo per vedere l'ultima puntata della quarta stagione di Mad Men, che tornerà solo nel 2012 con la quinta delle sette stagioni programmate. Manca un anno. Un anno è stato una vita senza Lost finché ho trovato MAd Men. Sono aperta ai vostri consigli. Nel frattempo, dovrò trovare un'altra serie o un altro libro come Anna Karenina per passare le mie domeniche di inverno senza F.
Fino all'altro ieri mi faceva compagnia Mad Men, cioè Donald Draper, ex combattente e ora pubblicitario nella Manhattan degli anni 60, Madison Avenue, downtown e zona degli uomini che lavorano e vivono come matti, per quanto si diceva in giro, in un decennio di profondi cambiamenti, con il sottofondo della politica, le donne che iniziano ad andare dal ginecologo a farsi fare un aborto per sfuggire una vita che non è più quella che vogliono, le bionde come Marilyn e le more stile Jacquiline, le donne madri e le donnde non madri ma lavoratrici, le donne madri e lavoratrici, il razzismo e i neri, i lavoratori che a stento iniziano ad essere padri, i primi divorzi, i primi secondi matrimoni, le marche oggi arcifamose come Lucky Strike, Heinz, collant e rossetti, i primi psicoanalisti alle prese con una società che si imbarca nell'idea liberale di mercato, di vita, di famiglia, e dietro Kennedy, dietro Vietnam, Corea, il modello di uomo, di donna, d'artista, di freak, di estetica.
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io, Eleonora Bevilacqua
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