Passa ai contenuti principali

L'ultimo addio a Caio-

"Vomitando per i Filtri, giovedì", cantava un gruppo di amici.
"Vomitando per i Filtri, Caio vi", stonavano cercando di accompagnare la chitarra di una donna che cantava tutti i classici del rock e del pop nella goliardica versione triestina.

Erano nudi come tutti quelli che eravamo al bagno. Si erano portati dietro la chitarra, birre fino ad avverare il ritornello e un pesce che alla fine hanno buttato di pastura in mare per il giorno dopo. Sarebbero rimasti lì a dormire, tutti insieme sempre più ubriachi e più tristi ma a farsi compagnia in quella che all'inizio sembrava una festa di fine estate pero che man mano che il sole calava è stata sempre di più un bellissimo funerale, se così si può dire di un funerale.

Uno di loro continuava a buttarsi in una pozza di acqua dolce e fredda che sbocca nel mare a forma di tepidarium romano o di vasca per le peccore della Patagonia. Sembrava di voler resuscitare dalla sbornia o dalla tristezza. Gli altri lo guardavano, le facevano delle fotografie al suo sedere mentre una giovane diceva: no guanto più, mi vesto. Parlava delle zanzare ancora in autunno, ma più che altro voleva giustificarsi dal fatto che nella fotografia sarebbe venuta vestita quando tutti loro erano nudi e ubriachi e più tristi di lei che era arrivata dopo e si era messa a parlare al cellulare sul funerale di quella mattina, ma nessuno la sentiva ora che il sole era iniziato a nascondersi sul mare, sul mare di Trieste, che uno di loro ha detto ha il tramonto più bello di questa parte dell'Adriatico.
Qualcuno l'ha corretto, ha detto che il sole non si poneva sul mare, sembrava ma solo in inverno lo faceva. Un altro ha detto: non togliere la poesia alla frase, e si sono rimessi a cantare per Caio a suonare una pavana stile Rolling Stones ma tradotta in triestino.
Una di loro, la più sbronza e la più allegremente triste, ha buttato qualcosa in mare. Sembravano ceneri ma penso era ancora pastura per i pesci. Il cielo era rosso e iniziava a sentirsi la mancanza del sole.
Mi sono rattristata anche io. Ho pensato: mi sarebbe piaciuto essere amica di loro. Sarebbe stato bello avere degli amici del genere.

io, Eleonora Bevilacqua

Commenti

Post popolari in questo blog

Scale I- datemi una scala e scavalcherò i colli

Non si pol, dicono i triestini. È il nostrano luogo comune e ne siamo consapevoli. Non si pol fare questo, non si pol fare questo altro, non si pol. A volte è scoraggiante, altre invece suona a tromba, a richiamo: una vera sfida. Oggi ho sentito la tromba e mi sono detta: non si pol nemmeno rimanere a livello del mare, sempre a prendere il sole. Bisognerà pur fare la faticaccia, salire e una volta sù, bisognerà quindi scendere. Scendere e salire alla fine sono quasi un unico movimento. Passiamo la vita a salire e scendere scale, strade, piccoli gradini; a casa io devo farne ventuno in sù ventuno in giù, ogni giorno, almeno per portare fuori la spazzatura. (Il bello è che a volte, come in montagna, a volte è più gradevole e meno faticoso salire un'erta piuttosto che scenderla. Un esempio a Trieste è la strada dei pescatori che Sissi -dicono- amasse fare.) E quindi, siccome non si può rimanere sempre al mare la stramaggioranza dei triestini si sposterà in macchina, prende...

La piccola Berlino sottoterra

Maurizio, del club alpinistico triestino, ci fa da Cicerone nella Kleine Berlin , la piccola Berlino di Trieste. Maurizio parla in triestino, passa i giorni a scrivere ed è un'enciclopedia in tutto ciò che ha che vedere colle due grandi guerre.  Guardo su internet come fare per visitare il ricovero antiaereo chiamato Kleine Berlin e trovo il suo numero. Telefono subito. Maurizio mi informa che le visite si fanno una volta al mese, l'ultimo venerdì, cioè, il giorno dopo. Mi avverte di venire munita con una torcia, l'ingresso è in via Fabio Severo, devo indossare i vestiti adatti per entrare in una galleria umida e in certi punti allagata, loro saranno puntuali, si inizia alle 19.30, la visita dura un'ora e mezza e per farla ci vuole un minimo di venti persone. "In quanti sarete?" Sono andata da sola. Avevo dimenticato il numero civico.  Sul marciapiede c'era una bambina senza i suoi genitori. Ho pensato di chiedere lei ma poi   ho attraversato l...

La costiera del golfo di trieste

Il golfo di Trieste va da Grado fino a Punta Salvore in Croazia. Nelle giornate limpide, magari dopo un po' di bora, a destra può vedersi Grado, e a sinistra dopo il tramonto, la luce del piccolo faro di Punta Salvore. A  Grado  la spiaggia è attrezzata con tanto di ombrelloni, sedie a sdraio, bar; perfino c'è una piscina. Per via della vicinanza colla laguna, le spiagge sono di sabbia lievemente melmosa, il ché le rende ideale per i bambini, per chi non ama le profondità (l'acqua anche se sei al largo ti arriva sopra le ginocchia), e per gli amanti delle terme e i bagni di fango. Le spiagge di Trieste invece sono di scogli, di sassolini, certe di cemento. Sono comode solo per quelli che non amano la sabbia. Tranne alcuni bagni e la costa di  Sistiana (vicino a  Duino ), di solito sono spartane. Lì se cifra la loro bellezza.  Quasi tutte sono sui piedi del Carso e perciò di difficile accesso. Nessuna ha la sabbia. Sulla costiera che va verso Sist...