Ho scoperto l'esistenza del filosofo G. Agamben grazie ad un mio professore, critico di letteratura e scrittore di romanzi, Daniel LInk, assai noto in Argentina. Una frase di G. Agamben sfilava sul suo blog. Diceva così, “No somos ni jamás seremos terroristas, sino aquello que ustedes consideran terrorista, eso somos”.
Agamben è un filosofo italiano, anche se, purtroppo o per fortuna, più noto all'estero che in casa sua.
L'anno dopo l'ho sentito in radio, nella trasmissione Uomini e profetti, di radio 3, per via del suo nuovo libro sulla vita dei frati che come San Francesco si allontanavano dalla città per creare nuove norme di vita.
Sono rimasta folgorata, allora sono andata a prendermi un suo libro. In libreria, di lui ce n'erano pochi. Vergogna, le ho fatto capire al commesso che era pianamente d'accordo con me.
Sono rimasta folgorata, allora sono andata a prendermi un suo libro. In libreria, di lui ce n'erano pochi. Vergogna, le ho fatto capire al commesso che era pianamente d'accordo con me.
Ieri ho finito Homo Sacer, un suo libro del 1995, un libro scritto per aiutarci a capire la nostra epoca, quelli intuiti che abbiamo quando entriamo in un aeroporto o sentiamo parlare di un CPT, in Italia, o del fatto dell'immigrazione su cui l'Europa ancora non vuole discutere. Alla fine, in quei capitoli che lui intitola, Soglia, si legge, una delle tre conclusioni provvisorie alla cui siamo arrivati grazie a lui,
e cioè che,
"Il campo [di concentramento] e non la città è oggi il paradigma biopolitico dell'occidente"
"Il campo [di concentramento] e non la città è oggi il paradigma biopolitico dell'occidente"
scrive con notevole economia di parole, come d'altronde in tutto il libro.
Ora, per arrivare a questa inquietante conclusione Agamben parte dal paradossale concetto di homo sacer (l'uomo sacro del diritto romano -nuda vita- che aveva commesso un reato, era insacrificabile ma poteva essere ucciso da chiunque), passando per la nascita dello Stato-Nazione, il campo di concentramento del XX secolo (non meno paradossale nel senso che in questo ultimo non c'è una legge scritta ma la legge del Fuhrer, diventata norma performativa, cioè, diventata norma da momento che è stata espressa) e i nostri giorni: i campi di oggi, l'eutanasia che egli chiama oltrecomatoso o neomort, il nuovo concetto di Stato Nazione ora che la nascita non è più il concetto chiave, vista l'immigrazione e la globalizzazione della terra.
Ora, per arrivare a questa inquietante conclusione Agamben parte dal paradossale concetto di homo sacer (l'uomo sacro del diritto romano -nuda vita- che aveva commesso un reato, era insacrificabile ma poteva essere ucciso da chiunque), passando per la nascita dello Stato-Nazione, il campo di concentramento del XX secolo (non meno paradossale nel senso che in questo ultimo non c'è una legge scritta ma la legge del Fuhrer, diventata norma performativa, cioè, diventata norma da momento che è stata espressa) e i nostri giorni: i campi di oggi, l'eutanasia che egli chiama oltrecomatoso o neomort, il nuovo concetto di Stato Nazione ora che la nascita non è più il concetto chiave, vista l'immigrazione e la globalizzazione della terra.
Ci sono atnti concentti dentro che vengono ripensati, da quello del contratto sociale a quello, e soprattutto, quello della nuta vita. Un libro che bisogna leggere e rileggere per cercare di capire questo nostro inquietante mondo.
io, Eleonora Bevilacqua
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